Coltivare cannabis è una vera e propria arte: occorre dedizione, competenza, pratica e una serie di importanti accorgimenti, specie se l’intento è quello di giungere a una raccolta più che soddisfacente sia in termini quantitativi che qualitativi. Fondamentale è dunque in primis l’impiego di un terriccio speciale, che contenga tutti gli elementi nutritivi di cui necessita la pianta di cannabis sativa o indica.
La qualità e la tipologia del terriccio appare estremamente significativa, in particolare quando si parla di varietà di marijuana autofiorenti: occorre tuttavia tenere presente che l’impiego di un substrato adeguato è sempre consigliato in tutti quei casi in cui si desideri coltivare cannabis indoor o outdoor, questo poiché rappresenta la base di partenza che “alimenterà” la stessa coltivazione.
Come sceglierlo? Per un neofita la selezione del terriccio può non essere così immediata: ecco dunque una guida utile a comprendere tutte le caratteristiche che un adeguato terriccio per cannabis deve essere in grado di riassumere.
Quali caratteristiche deve avere il terriccio per coltivare la cannabis
Le varietà di cannabis autofiorente sono proverbialmente note per rappresentare la soluzione più semplice quando si desidera coltivare marijuana, indoor o outdoor: la natura resistente, unita alla rapida crescita e alla capacità delle piante di fiorire, senza la necessità di attenersi al fotoperiodo, le rende l’opzione più apprezzata sia dai neofiti che dai coltivatori più esperti.
Sebbene tali varietà necessitino di una scarsa manutenzione e presentino un ampio margine di errore, qualora si desideri ottenere una resa soddisfacente in termini di infiorescenze e una qualità ottimale, occorre attenersi a poche semplici accortezze, prima tra tutte la scelta di un terriccio per cannabis corretto e adeguato.
Le stesse varietà di marijuana autofiorenti sono il frutto dell’ibridazione di genetiche di cannabis ruderalis, varietà che nel corso degli anni ha saputo evolversi e adattarsi con facilità a climi differenti e cicli di luce completamente differenti rispetto a quelli propri dell’emisfero boreale.
Tale adattamento ha fatto si che le stesse si rivelassero poco “pretenziose” in termini di necessità, sebbene il terreno rappresenti comunque una base ottimale per favorire lo sviluppo delle piante, dando loro modo di esprimere al meglio il proprio potenziale.
Le varietà autofiorenti prediligono dunque un terriccio per cannabis leggero e piuttosto aerato, che presenti una quantità di nutrienti inferiore rispetto a quanto necessario alle varietà che seguono il fotoperiodo: è per questo preferibile creare un mix di terra specifico, evitando terriccio per cannabis pronto all’uso, poiché potrebbe contenere una concentrazione di nutrienti eccessivamente elevata, tra cui l’azoto.
Alcune soluzione indicate per avere un terreno leggero sono date dai mix composti in 3 parti di compost, 3 parti di muschio di torba, 2 parti di perlite bagnata e una parte di vermiculite o guano di pipistrello.
Di contro, un terriccio eccessivamente pesante provoca notevole stress per le varietà autofiorenti, impedendo alle radici di fruire di un’adeguata quantità di aria e di svilupparsi in modo corretto.
Il terriccio per cannabis ideale vede dunque un mix di terra e un’ottimale concentrazione di nutrienti, volti a incrementare l'aerazione del substrato: ideale dunque unire 3 parti di torba alla stessa quantità di compost, integrando 2 parti di perlite pre-bagnata e 1 parte di vermiculite pre-bagnata.
Le genetiche autofiorenti in genere conservano dimensioni compatte e non particolarmente elevate: tale caratteristica, unitamente alla capacità di crescere e svilupparsi rapidamente, rende superfluo l’impiego di notevoli quantità di nutrienti. Presentando una fase vegetativa ridotta, non sarà dunque necessario integrare elevate concentrazioni di azoto, limitandosi all’impiego di fertilizzanti in quantità minime per evitare
Quali parametri deve rispettare il terriccio perfetto
Le piante di cannabis necessitano di particolari condizioni ambientali per crescere e svilupparsi in modo corretto: fondamentale appare dunque comprendere preventivamente quali requisiti debba soddisfare il terriccio per cannabis che si intende utilizzare. Il pH compare sicuramente tra questi: è infatti costituito da una scala che va da 1 a 14, ove 1 rappresenta il massimo livello di acidità mentre 14 quello più basico.
Proprio il pH risulta dunque fondamentale per garantire la salute della pianta, la quale, da un terriccio eccessivamente basico o al contrario troppo acido, non sarebbe in grado di trarre i nutrimenti necessari.
Il pH ottimale per la coltivazione di cannabis si aggira fra 6,0 e 7,0: mediante tale condizione ogni pianta riesce a nutrirsi in modo adeguato, garantendo un raccolto abbondante e di qualità. È pertanto sempre necessario monitorare regolarmente il pH del terriccio, questo poiché qualora presentasse valori troppo bassi, le radici non riuscirebbero ad assorbire i nutrienti necessari, mentre diversamente se troppo elevati, impedirebbero alle stesse di assumere acqua in modo corretto.
Tuttavia, resta fondamentale verificare anche il pH dell’acqua utilizzata per l’irrigazione, poiché anche in questo caso potrebbe alterare i livelli ottimali del terriccio, così come le perturbazioni qualora la coltivazione sia posta in ambiente esterno o outdoor. In commercio sono disponibili prodotti specifici in grado di ripristinare il corretto livello del pH richiesto dalla coltivazione di cannabis, sia per quanto concerne l’acqua che per il terriccio: è sufficiente dosare il tutto in modo opportuno per creare l’ambiente più favorevole e conforme alle genetiche scelte.
Cosa sono gli ammendanti e a cosa servono
Gli ammendanti sono veri e propri fertilizzanti che hanno la capacità di migliorare e promuovere quelle che sono in genere le caratteristiche fisiche del suolo o del terriccio. Generalmente costituiti da una base di letame mediamente maturo, possono, seppur raramente, vantare un’aggiunta di sabbia, sebbene tale implementazione si riveli piuttosto onerosa, specie se si desidera fertilizzare il terreno su vasta scala. Impiegati in genere per preparare preventivamente il terreno alla successiva coltivazione, nascono per incrementarne le performance, migliorandone al contempo la qualità: risultano pertanto particolarmente utili se si desidera ottenere un raccolto abbondante e qualitativamente ottimale.
Quando si introduce un ammendante nel terriccio, ad esempio per mezzo di una letamazione o interrando eventuali residui di una coltivazione precedente, se ne riducono i difetti, favorendo il corretto assorbimento di acqua e di nutrienti. Anche il terriccio per cannabis dunque, mediante l’impiego di ammendanti, restituisce risultati significativi circa la resa della coltivazione, sia indoor che outdoor.
Principali ammendanti impiegati nella coltivazione outdoor di canapa sono la torba, il compost, il vermi-stallatico e il classico letame o stallatico.
Il miglior terriccio per coltivazioni fotoperiodiche o autofiorenti
Determinare con certezza quale risulti il miglior terriccio per coltivazioni di cannabis fotoperiodiche o autofiorenti non è affatto scontato: sebbene quasi tutte le varietà di cannabis riescano comunque a crescere sane anche in terreni pesanti, prediligono tuttavia un terreno prevalentemente leggero e quanto più arieggiato possibile. In questo modo, le radici possono penetrarvi con facilità, ancorandosi correttamente al suolo, assimilando acqua e nutrienti nelle quantità necessarie.
Un terriccio leggero permette dunque di fornire alle piante una base ottimale per una crescita sana, accompagnata da un drenaggio corretto d’acqua, evitando contesti rischiosi che possono compromettere lo sviluppo e la resa della coltura.
Il mix ideale dovrebbe pertanto includere la torba, una sostanza ottenuta dalla decomposizione del muschio ed estratta in genere dalle aree paludose, il compost, che può essere ottenuto anche a casa propria semplicemente riciclando rifiuti organici e ancora la perlite, vetro vulcanico amorfo che determina piccoli spazi vuoti nel terreno, promuovendone la ventilazione e il drenaggio.
Allo stesso modo sarebbe opportuno selezionare un terriccio che presenti anche la vermiculite, elemento chiave in grado di garantire l’ottimale areazione del terreno.
Le proporzioni più indicate sono quelle menzionate precedentemente:
- 3 parti di torba
- 3 parti di compost
- 2 parti di perlite
- 1 parte di vermiculite
In alternativa è possibile ricorrere a terriccio per cannabis specifico e pronto all’uso, costituito da equilibrate miscele dei suddetti elementi, nelle proporzioni più corrette.
Come preparare in casa un terriccio ottimale per la coltivazione della cannabis
Preparare in casa un terriccio ottimale per la coltivazione di cannabis è relativamente semplice: occorre in primis partire dalla preparazione del compost, sfruttando i comuni rifiuti organici costituiti nella maggior parte dei casi da avanzi di cibo e scarti vegetali.
Tale elemento infatti rappresenta un vero e proprio fertilizzante naturale a rilascio lento, in grado di ridurre ogni rischio di bruciatura delle piante, cosa che invece può avvenire per mezzo dei fertilizzanti chimici. Esso introduce altresì una notevole quantità di nutrienti nel terreno, migliorandone la ventilazione e il drenaggio e permettendo in questo modo un incremento delle dimensioni delle piante, così come della relativa resa.
Per preparare il compost, occorre munirsi di un grosso bidone da posizionare preferibilmente in giardino, ove verranno introdotte prevalentemente due tipologie di materiale: materiale verde, che in genere include erba tagliata, foglie verdi, frutta e verdura e materiale marrone, costituito invece da pezzi di legno, foglie morte, carta, cartone e paglia.
Proporzione ideale per un compost di ottima qualità è rappresentata dal 25–50% di materiale verde unito al rimanente materiale marrone. Il compost dovrà poi essere portato a maturazione per un periodo che può variare da 6 mesi a 2 anni: viene da sé che per sfruttarne tutte le caratteristiche introducendolo nel terriccio per cannabis, sarà necessario e fondamentale “giocare d’anticipo” rispetto alla coltivazione: quest’ultima, a dispetto dell’attesa, ne trarrà benefici realmente tangibili!
Come riciclare il vecchio terriccio
Riciclare e riutilizzare il terriccio per cannabis impiegato in una precedente coltivazione è possibile: condizione necessaria è tuttavia che non sia stato precedentemente corrotto da eventuali parassiti, funghi o agenti patogeni potenzialmente dannosi per la coltura. Non è dunque necessario acquistare un nuovo terriccio ogni qualvolta si desideri coltivare piante di cannabis, o invasare nuovamente quelle preesistenti: rivitalizzare il terriccio permette infatti di risparmiare denaro, rivelandosi un’operazione più semplice di quanto si possa credere.
Fondamentale resta mantenere sano dall’inizio il terreno che si intende riciclare: prendersene cura infatti permette di evitare di rivitalizzarlo successivamente. Occorre in questo caso fare un uso regolare di concimi specifici, implementare un compost di qualità e sfruttare la pacciamatura, in modo da mantenere il terreno sano, favorendo ogni fase di sviluppo delle genetiche. Un terreno ben lavorato preserva integra la propria struttura, la relativa friabilità, la penetrazione e la ritenzione idrica, e richiede per questo pochi interventi di “manutenzione” per essere riciclato.
La soluzione più indicata per riciclare il terriccio, migliorandone la qualità in maniera significativa, è rappresentata dalla diluizione del 50% di terriccio vecchio col 50% di terriccio nuovo: le miscele di terricci pronti all’uso presentano infatti un notevole svantaggio. Tendono ad asciugarsi troppo rapidamente finendo per compattarsi, questo a causa per la scarsa qualità della struttura.
Tuttavia presentano al contrario il vantaggio di migliorare in maniera istantanea un terriccio vecchio, integrando in esso tutti i nutrienti necessari alle piante, il tutto col minimo sforzo. Allo stesso modo si rivela particolarmente utile attenersi sempre alle proporzioni di 30:70 di compost e suolo: tale operazione garantirà alla coltivazione di cannabis tutti i nutrienti necessari, rivitalizzando al meglio il terreno ormai impoverito.