I semi di canapa, oggi considerati veri e propri superfood dalle molteplici caratteristiche, presentano origini antiche: già intorno al 2.000 – 1.400 a.C. antichi popoli nomadi del Medio Oriente utilizzavano regolarmente la canapa, importandola successivamente in territorio europeo partendo dalla Russia fino a raggiungere la Gran Bretagna.
Difficile determinare con certezza una vera e propria classificazione dei semi di canapa: le piante di canapa infatti, appartenenti alla famiglia botanica delle Cannabaceae e al genere Cannabis, sono molteplici e assumono una nomenclatura differente in base alla zona di provenienza e al clima che ne consente la coltivazione.
Tuttavia i cosiddetti semi edibili, si ricavano dalla specie più comune e diffusa, la Canapa Sativa, la stessa che dispone di proprietà psicoattive, impiegata anche nella produzione di marijuana e di tutti i suoi derivati.
Considerati da sempre un prodotto povero, i semi di canapa sono stati recentemente rivalutati specie in ambito alimentare, complici le sue notevoli proprietà nutrizionali che hanno contribuito a rendere queste preziose miniere di proteine e amminoacidi essenziali, un alimento davvero utile, se incluso in una dieta prettamente vegana entro la quale tende a comportarsi esattamente come un integratore alimentare.
Integrali o decorticati, cotti, crudi, interi o ridotti in farina, sotto forma di olio o prodotti elaborati, i semi di canapa si stanno rapidamente diffondendo anche in cucina, coniugando il tipico piacere associato alla cannabis ai numerosi benefici per la salute e per l’organismo.
Semi di canapa: da quali piante si ricavano
Sono oltre 64 le specie di canapa attualmente riconosciute e registrate in Europa e coltivabili legalmente anche in Italia entro i limiti stabiliti dalla Legge, che tuttavia impongono una percentuale di THC inferiore allo 0,6%: ognuna di esse differisce dalle altre principalmente per le caratteristiche organolettiche così come per le peculiarità fisiche che contraddistinguono ogni pianta analogamente alla concentrazione di THC che ognuna di esse è in grado di determinare.
Solo alcune tuttavia sono prettamente impiegate per ricavare i semi di canapa, i quali daranno successivamente vita a nuove piante volte alla produzione delle più importanti e apprezzate varietà di cannabis. Ecco le principali, ampiamente sfruttate nella produzione industriale:
Futura 75
Si tratta di una varietà monoica di origine francese, la cui altezza può raggiungere facilmente i dai 2 ai tre metri. Ben si adatta ad essere trasformata in tessuto ma propone tuttavia anche un discreto livello di produzione di semi di cannabis una volta sottoposta a trebbiatura. Trattandosi appunto di una varietà monoica, presenta in un’unica infiorescenza sia il sesso maschile attraverso piccoli grappoli, sia quello femminile riscontrabile grazie ai caratteristici pistilli di colore rosso. È di fatto una pianta medio-alta che presenta un inizio di fioritura intermedio, dalla genetica sviluppata essenzialmente per produrre semi, ma ampiamente utilizzata anche in termini di biomassa.
Finola
È una nota varietà finlandese a ciclo corto, considerata esattamente come un’ autofiorente complice la sua attitudine a sviluppare le prime infiorescenze in circa 3 mesi, distinte per l’alta germinabilità che supera il 90%. Trattandosi di una specie concepita in funzione del clima tipico del nord Europa, è altamente consigliata per la coltivazione indoor, presentando il vantaggio di poter essere gestita con una maggior facilità complici le dimensioni contenute delle piante, fattore non certo da sottovalutare, specie per chi decide di avvicinarsi per la prima volta a questa tipologia di coltura.
Uso 31
Prodotta originariamente in Ucraina è una varietà monoica ideata dal dottor V.G. Virovets: le piante in questo caso presentano la capacità non solo di produrre facilmente una notevole quantità di semi ma anche di giungere rapidamente a fioritura, questo poiché la non certo marginale diversità climatica tra l’ambiente d’origine e il nostro territorio, determina l’interruzione precoce della crescita della pianta in maniera molto più rapida rispetto ad altre specie. Il carattere monoico si esprime attraverso la netta dominanza di infiorescenze maschili in grado di garantire una notevole produttività in termini di semi.
Kompolti
Frutto di un’accurata selezione durata oltre 20 anni ed effettuata dall’esperto genetista professor Bócsa, è di fatto la varietà ungherese più diffusa, costituita da caratteri ungheresi, cinesi e con ogni probabilità anche italiani che hanno contribuito a determinarne il vigore e la notevole adattabilità ad ambienti differenti.Considerata la varietà dioica più produttiva, presenta un notevole contenuto di tetraidrocannabinolo e pertanto estromessa dalla lista delle varietà di canapa da fibra consentite dall’Unione Europea.
Fedora 19
Varietà di origine francese, non è altro che il frutto di un incrocio effettuato tra le piante femminili della varietà russa JUS 9 e piante maschili di Fibrimon 21, seguito da un’ulteriore ibridazione attuata tra la Fedora 19 femminile e ulteriori Fibrimon 21. La stessa pianta genitore JUS 9 deriva dall’incrocio tra Yuzhnaya Krasnodarskaya e la canapa autofiorente russa. Si tratta di una specie particolarmente precoce, di altezza media e contraddistinta dall’alta resa di seme, quantomeno se posta nelle medesime condizioni climatiche della zona d’origine.
Felina 34
Anch’essa francese, è ottenuta dall’ibridazione tra specie Kompolti e Fibrimon 24. Ottima la sua resa in stelo e semi, di norma maturi intorno alla fine di settembre. Compare tra le varietà più diffuse in Francia.
Eletta Campana
È una varietà di origine italiana e dioica, ottenuta dall’incrocio con la Carmagnola unita a ceppi di canapa prettamente da fibra di origine tedesca, probabilmente Fibridia. Tende a svilupparsi in modo particolare in altezza e offre i presupposti per rappresentare al meglio il nuovo mercato legato alla produzione di infiorescenze.
Carmagnola
Si tratta di una varietà dioica selezionata in Italia: impiegata principalmente nelle coltivazioni del Piemonte, si contraddistingue per la notevole altezza che può raggiungere facilmente 3/4m. Dalla fioritura tardiva, viene di norma impiegata nella produzione tessile e in bioedilizia, risultando meno votata alla produzione di semi rispetto ad altre specie autoctone.
CS -Carmagnola Selezionata
Si tratta di una specie selezionata impiegando il metodo Bredemann: esso consiste nell’analizzare il contenuto di fibre presenti nelle piante di sesso maschile precedentemente all’avvio della fioritura, rimuovendo precocemente quelle meno produttive proprio al fine di incrementare la produttività stessa, sia in termini di fibre appunto, che ovviamente di semi e infiorescenze.
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Proprietà, aspetti nutrizionali e medici dei semi di canapa
La principale caratteristica dei semi di canapa è data dal fatto che in realtà, possono essere considerati dal punto di vista botanico, i frutti della pianta stessa. Essi si distinguono per il notevole apporto di proteine vegetali a elevato valore biologico ovvero complete di tutti gli aminoacidi essenziali. È curioso pensare infatti che una quantità equivalente a tre cucchiai da minestra di semi di canapa contengono ben 12g di proteine, ricoprendo oltre il 17% del fabbisogno proteico giornaliero di un individuo adulto di sana e robusta costituzione che necessita di introdurre circa 2.000 kcal al giorno.
Ad oggi considerati “superfood”, i semi di canapa rappresentano pertanto un vero e proprio integratore di acidi grassi essenziali Omega3 e Omega6, e più in generale di grassi insaturi: in 100g di semi infatti, sono presenti 35g di grassi insaturi e 30g di grassi polinsaturi. Un solo cucchiaio di semi di canapa sativa è pertanto in grado di soddisfare pienamente il fabbisogno giornaliero di Omega 3 e 6 risultando inoltre una preziosa fonte di acido gamma-linoleico, necessario a favorire il perfetto equilibrio ormonale.
Abbondanti nei semi di canapa anche le fibre alimentari: 100g di semi, l’equivalente di circa 3 cucchiai, assicurano un terzo delle fibre utili a soddisfare il fabbisogno giornaliero. Tuttavia rappresentano anche una fonte soddisfacente di vitamine e minerali quali calcio, rame, fosforo, potassio, zolfo e magnesio uniti alle vitamine del gruppo B, vitamina D ed E.
Tuttavia è opportuno attribuire la giusta considerazione anche a quello che è l’apporto calorico dei semi di canapa: se di fatto il sapore particolarmente gradevole contribuisce a renderli idonei ad arricchire insalate, ortaggi, pasta e riso, occorre ricordare che un solo cucchiaio di semi contiene circa 100 kcal.
Se introdotte in una dieta sana e bilanciata, accompagnata da uno stile di vita attivo, un apporto calorico di questo genere risulta marginale, tuttavia è sempre opportuno sfruttare i semi di canapa preferibilmente come sostitutivo del classico condimento e non in aggiunta, in modo tale da evitare al piatto un’ulteriore fonte energetica di per sé superflua, fatta eccezione solo per chi pratica regolarmente attività sportiva intensa ed è quindi in grado di smaltire più facilmente eventuali calorie in eccesso.
Semi di canapa in medicina
L’utilizzo dei semi di canapa favorisce il benessere dell’organismo: i nutrienti che li costituiscono favoriscono infatti l’ottimale stato di salute del sistema cardiovascolare e contribuiscono ad abbassare in maniera significativa i livelli di colesterolo LDL e la pressione arteriosa, rinforzando inoltre il sistema immunitario.
Particolarmente diffuso ad esempio tra gli sportivi è l’olio di semi di canapa, apprezzato per il bilanciato apporto di Omega3 e per la caratteristica azione anti-infiammatoria, utile per preservare l’apparato articolare e muscolare, agevolando il recupero a seguito di uno sforzo fisico.
Tuttavia i semi di canapa trovano ampio riscontro anche in ambito estetico e cosmetico poiché favoriscono una corretta idratazione cutanea, sono in grado di prevenire l’acne e relative manifestazioni infiammatorie e di arginare i processi di ossidazione dovuti alla naturale produzione di radicali liberi, prevenendo il tipico invecchiamento cutaneo espresso mediante macchie cutanee e rughe grazie alle vitamine D ed E.
Semi di canapa in cucina
I semi oleosi di canapa si prestano a molteplici utilizzi anche in cucina: trattandosi infatti di semi edibili possono essere impiegati semplicemente in purezza per arricchire insalate, yogurt, pasta e riso, senza dimenticare le verdure. Dalla spremitura è possibile produrre un olio raffinato e dal gusto particolarmente piacevole adatto ad essere impiegato come condimento, sia cotto che a crudo, sostituto del comune olio extravergine di oliva, con il quale compete in virtù delle notevoli proprietà organolettiche.
Dalla macinatura dei semi di canapa essiccati invece, è possibile ottenere una farina adatta alla preparazione di lievitati come il pane, così come biscotti, torte dolci e pasta. In ambito industriale i semi di canapa vengono sfruttati anche nella preparazione di pesti e sughi, così come di barrette energetiche dolci. Molte ricette vegane contemplano l’utilizzo dell’Hemp-Fu, un alimento simile in tutto e per tutto al tofu ottenuto non dalla lavorazione della soia ma della canapa. Ecco dunque che i semi di canapa rappresentano un alimento completo e versatile a 360°.
Semi di marijuana e aspetti ricreativi
I semi di cannabis, come già ampiamente trattato, presentano molteplici ambiti di applicazione che spaziano dalla medicina alla cucina. Tuttavia detengono altresì numerosi aspetti ricreativi tra cui la possibilità di praticare in modo relativamente semplice, la coltivazione di cannabis indoor e outdoor ovvero sia in ambienti chiusi e isolati mediante l’utilizzo di grow box o grow room che fruendo in alternativa di serre poste in un ambiente esterno, seguendo scrupolosamente quanto sancito dalla Legge 242 del 2 Dicembre 2016, entrata in vigore ufficialmente il 14 Gennaio 2017, dedicata alla coltivazione di canapa legale in Italia.
Fondamentale è la consapevolezza relativa ai risultati che si desiderano ottenere dalla coltivazione stessa: non ci si può infatti improvvisare “coltivatori di marijuana” ed è per questo necessario adottare specifiche contromisure per evitare di incorrere in problematiche di carattere legale e penale. Qualora infatti si scelga di coltivare cannabis indoor o outdoor, occorre seminare una varietà di canapa regolarmente iscritta nel Catalogo Europeo delle sementi, entro il quale sono indicate tutte le varietà che, seguendo un preciso protocollo regolamentato dall’Unione Europea, sono in grado di determinare una concentrazione di THC inferiore allo 0,2%.
Occorre inoltre conservare la fattura di acquisto del seme scelto così come la corrispondente certificazione, rilasciata dall’Istituto Pubblico delegato dallo Stato entro il quale il seme è stato prodotto unitamente al fornire comunicazione preventiva alle Forze dell’Ordine circa l’intenzionalità di praticare tale coltura che, in questo modo, potrà essere monitorata dalle stesse, affinché rispetti in toto le normative vigenti.
Una volta messe in atto le regole comportamentali utili a rendere legale la coltivazione di cannabis che si sceglie di intraprendere, è necessario comprendere quale su quale tipologia di attività orientarsi: è infatti possibile scegliere di coltivare cannabis per realizzare prodotti tessili, così come alimentari, o ancora a scopo prettamente ricreativo per poter fruire in questo modo di infiorescenze, semi e resina utili ad apportare tutti i benefici utili all’organismo e già ampiamente dibattuti.
È sempre necessario che i neofiti così come gli appassionati ed esperti, prima di intraprendere una qualsivoglia coltivazione, conoscano approfonditamente le caratteristiche della pianta di canapa così come quelle che possono essere le relative necessità in fase di germinazione, crescita, sviluppo e fioritura. La pianta di canapa di norma tende ad adattarsi piuttosto bene a ogni tipologia di terreno: tuttavia tende a prediligere quelli profondi, leggeri e costituiti da un medio impasto, ovvero prevalentemente aerati e non compressi.
Se si sceglie di coltivare cannabis outdoor è pertanto necessario preparare il terreno alla semina che di norma avviene in primavera esattamente come avviene per i cereali, sfruttando preferibilmente una seminatrice da frumento e disponendo le piante a una distanza di circa 15/20 cm l'una dall'altra. Se seminate nel modo corretto le piante di canapa non presentano la necessità di impiegare sostanze diserbanti, richiedendo una minima manutenzione: tuttavia è sempre necessario prestare particolare attenzione all’irrigazione poiché il ristagno di liquidi può pregiudicarne lo sviluppo specie nella fase iniziale. Specie quando si parla di coltura industriale, la canapa è per questo in grado di tollerare perfettamente eventuali carenze d’acqua.
Una volta effettuata la semina occorrerà attendere la fioritura per poi procedere alla raccolta che generalmente avviene a fine agosto: le piante recise vengono lasciate a “macerare” per almeno 30/40 giorni fino alla completa essiccazione. Si procederà poi a raggrupparne gli steli qualora delle piante ne vengano impiegate le fibre, mentre se l’interesse è focalizzato sui semi e sulle infiorescenze, entrambi verranno selezionati e raccolti per poi essere ulteriormente essiccati a basse temperature. Tuttavia questo genere di coltivazione, si presta maggiormente a una produzione industriale volta principalmente alla produzione tessile, senza tuttavia contemplare l’aspetto ricreativo. Vengono pertanto sfruttate specie di semi derivati dalla canapa sativa.
Per quanto riguarda invece la coltivazione di cannabis indoor, il processo di produzione richiede maggiori attenzioni, rivelando tuttavia sul finale un risultato qualitativamente superiore complice la coltivazione ottimizzata e maggiormente mirata rispetto a quella praticata a livello industriale o comunque su larga scala.
Che ci si orienti di praticare una coltivazione idroponica piuttosto che in terriccio, particolare attenzione andrà rivolta alla fase di germinazione dei semi, operazione preliminare che anticipa la successiva fase vegetativa in cui la pianta vedrà progressivamente lo sviluppo e la crescita. Occorre infatti predisporre all’interno della grow box, una temperatura ottimale tra i 26/28°C accompagnati da un’umidità al 90/95%. I semi andranno posti su un substrato di germinazione in lana di vetro o dischetti di cotone impregnato di acqua miscelata a una specifica soluzione a pH 6.5, a una profondità di circa 3.5mm, ponendoli sotto una luce bianca da 6400 a 9500 Kelvin H24.
Importante sarà nebulizzare acqua periodicamente in modo tale da mantenere il substrato sufficientemente umido. Terminata la fase di germinazione seguirà quella vegetativa grazie alla quale la pianta di cannabis aumenterà la produzione di clorofilla producendo più foglie e ingrandendo in maniera significativa il fusto. La produzione di cannabis indoor si concluderà successivamente con la fioritura secondo tempistiche variabili in funzione della specie botanica scelta.
Occorrerà poi recidere i rami, procedendo col processo di essiccazione in modo tale da ricavare semi e infiorescenze utili al consumo e alle successive colture. In questo caso è opportuno ricordare che di norma, per questo genere di coltivazione, prettamente “domestica”, è preferibile utilizzare semi derivati dalla canapa indica, decisamente più adatta a uno scopo ricreativo.
Come coltivare cannabis partendo dai semi
Coltivare cannabis in casa e in un ambiente indoor pone una serie di vantaggi: permette infatti di monitorare e controllare l’andamento della coltura in maniera capillare e selettiva, preservando le piante da eventuali infestazioni provocate da insetti ed eventuali parassiti e consentendo di riprodurre il microclima più favorevole in funzione della tipologia di seme scelto, a prescindere dalla stagionalità, sempre perfettamente riprodotta, seppur artificialmente, mediante la creazione di un microclima adatto grazie all'ausilio di lampade e di temperatura e umidità favorevoli e consone alle varie fasi che costituiscono la coltivazione.
Fattori da non sottovalutare sono inoltre rappresentate dall’opportunità di godere della privacy tipica dell’ambiente domestico così come la garanzia di ottenere un prodotto di notevole qualità complice la tipica coltivazione su piccola scala maggiormente controllata nei minimi dettagli. Tuttavia affinché la coltivazione risulti produttiva e soddisfi ogni aspettativa, è necessario saper riconoscere e selezionare semi di alta qualità in modo tale da risparmiare tempo e soprattutto denaro, ottenendo sul finale le cime migliori.
Molti sono gli aspetti da considerare al fine di distinguere un seme di cannabis di qualità da uno scarsamente produttivo: forma, dimensioni, colori, sesso così come la varietà rappresentano senza dubbio variabili di rilievo. Nonostante un seme sano non sia in grado di garantire il miglior tasso di germinazione, conoscerne colore, forma e dimensione tipica del seme di cannabis può rivelarsi utile: il colore di un seme di ottima qualità solitamente è marrone, grigio o nero accompagnato da linee e macchie scure dall’andamento indefinito presenti sulla superficie.
Un seme sano appare inoltre rivestito da uno strato ceroso uniforme che, se esposto alla luce presenta una caratteristica brillantezza: in linea generale i semi dovrebbero presentare dimensioni sufficientemente grandi da agevolarne lo sviluppo, anche se tuttavia tale fattore non offre la garanzia di una germinazione ottimale e favorevole.
Da evitare invece i semi di colore bianco o verde e sottosviluppati: tali varianti cromatiche sono sinonimo di un mancato raggiungimento della piena maturità. Allo stesso modo crepe, ammaccature e piccole rotture indicano nella maggior parte dei casi, la scarsa qualità del seme: tuttavia anche un seme di per sé perfetto potrebbe comunque risultare “difettoso” sotto l’aspetto genetico o a causa di eventuali trattamenti a cui è stato sottoposto durante la produzione. Gioca un ruolo importante anche la “fortuna” poiché può comunque capitare che anche che semi di buona qualità, prodotti in maniera ottimale ed esteticamente perfetti finiscano per non germogliare.
Tuttavia esistono alcuni accorgimenti che permettono di verificare facilmente la qualità dei semi di cannabis: è infatti possibile valutare le condizioni del seme esponendolo alla luce in modo da appurare la caratteristica brillantezza data dalla caratteristica superficie cerosa. Tale metodo, sebbene non determini la completa integrità del seme, rappresenta comunque un test importante per valutarne le condizioni quantomeno esteriori. I semi di cannabis di ottima qualità si distinguono poiché se sottoposti alla pressione tra pollice e indice, non subiscono rotture. Se al contrario il seme si sbriciola o si rompe, significa che è scadente e difficilmente riuscirà a germinare.
Piuttosto affidabile anche il cosiddetto “test del galleggiamento”: occorre inserire i semi in un bicchiere di acqua tiepida per vederli galleggiare se di scarsa qualità o depositarsi sul fondo se al contrario di qualità significativa. Tale verifica tuttavia deve essere praticata solo poche ore prima di procedere alla fase di germinazione in modo da non danneggiare i semi a causa dell’umidità: possono comunque essere messi a germogliare in un bicchiere d’acqua per poi rimuoverli entro 24 ore procedendo col posizionamento sul substrato predisposto per la coltura.
Dagli autofiorenti ai femminizzati: tutti i tipi di semi di marijuana
Sono tre le principali tipologie di semi di marijuana a disposizione qualora se desideri coltivare cannabis in autonomia e in un ambiente indoor: la scelta varia in funzione del risultato che si desidera ottenere e delle tempistiche a disposizione per condurre la coltivazione in maniera ottimale e secondo le varie fasi previste.
Semi regolari
La pianta di canapa è di fatto una specie dioica, cioè costituita da esemplari di piante maschili e femminili incrociati al fine di creare nuovi esemplari: ecco dunque che i semi regolari sono in grado di produrre sia piante maschili che femminili, senza tuttavia poterne controllare il sesso sebbene tuttavia il rapporto maschio/femmina sia orientativamente 1:1. Tra i vantaggi dati dall’utilizzo di semi regolari compare l’opportunità di riprodurre facilmente le piante mediante l’utilizzo di semi sia maschili che femminili, presenti in un assortimento composto da regolari.
Di contro però tale tipologia di semi di cannabis detiene una produttività piuttosto limitata. Questo avviene poiché non avendo il controllo sul sesso delle piante, è possibile che ci si debba disfare di un 50% di piante maschili che tendono a palesarsi solo dopo almeno 30/45 giorni dalla germinazione, finendo per dimezzare la produzione.
Semi femminizzati
Nati intorno alla fine degli anni ’90, i semi femminizzati sono stati concepiti per assecondare l’esigenza di coltivare con la garanzia di fruire dello sviluppo di piante femminili. E se di fatto inizialmente questa tipologia di semi evidenziasse notevoli deficit qualitativi con manifestazioni di ermafroditismo, con gli anni i semi femminizzati hanno raggiunto i più elevati standard qualitativi, sia a livello di produzione che per quanto riguarda gli effetti e il gusto, al punto di soppiantare quasi totalmente i semi regolari che allo stato attuale occupano solo un 10% scarso della quota di mercato.
Tra i vantaggi dati dall’utilizzo di semi femminizzati compare l’ottimo rapporto costo/efficienza poiché sono in grado di garantire raccolti femminili al 100% utili per chi desidera fruire unicamente delle infiorescenze. Di contro tuttavia, non consentendo lo sviluppo di esemplari maschili, i semi femminizzati non sono adatti per chi si pone come obiettivo la produzione di semi.
Semi autofiorenti
Seguono i femminizzati, i semi di marijuana autofiorenti che, come suggerisce il nome, fioriscono con una maggiore rapidità richiedendo meno cure rispetto ai regolari e ai femminizzati stessi. Nascono quindi come opzione più indicata soprattutto per i neofiti anche se tuttavia, nonostante un costante miglioramento degli standard qualitativi, non sono in grado di garantire le medesime caratteristiche aromatiche e gustative originate dalle precedenti tipologie. Si tratta comunque di semi femminizzati che hanno il vantaggio di svilupparsi precocemente, ponendo la fioritura di norma entro due mesi dalla germinazione.
Risultano anche più “maneggevoli” e facilmente gestibili complici le dimensioni ridotte delle piante. Non necessitano inoltre di modificazioni del fotoperiodo: questo significa che ogni seme tenderà a sviluppare i propri germogli a prescindere dalle ore di luce a cui sono sottoposti. Di contro però, proprio a causa delle dimensioni, la quantità di cime prodotte risulterà notevolmente inferiore.
Principali tipi di semi di marijuana
Tantissime sono le varietà di semi di marijuana, apprezzate non solo per la concentrazione di THC e CBD ma anche e soprattutto per il caratteristico aroma e il gusto ricercato e particolare, sempre differente in virtù del ceppo di appartenenza. Ecco dunque le migliori, quelle che si distinguono in termini di qualità, di resa produttiva e per quel che concerne la facilità di coltivazione indoor.
Royal Gorilla
Si tratta di una vigorosa varietà originaria degli Stati Uniti che presenta un livello medio di THC che può variare dal 25 al 30% a seconda del fenotipo. Risulta ideale per chi desidera trarre effetti psicotropi e rilassanti marcatamente evidenti. Si sviluppa in circa 8/9 settimane e sviluppa piante dall’altezza variabile da 90 a 160cm.
Royal Moby
La Royal Moby compare tra le migliori varietà di cannabis in grado di coniugare una notevole resistenza all’ altrettanto rilevante produttività. Dalla genetica di dominanza sativa ogni pianta può raggiungere un’altezza fino a 2 metri se coltivata indoor, fino a 3 in ambiente esterno e produrre fino a 75 grammi di infiorescenze. Necessita tuttavia di notevole spazio e di una ricca alimentazione, determinando un’altissima concentrazione di THC e un “high”, o senso di euforia, decisamente potente.
Power Flower
La Power Flower è una sorta di replica della Power Plant, tra le varietà più note di Amsterdam. È in grado di fornire un ottimo raccolto e si distingue proprio per la relativamente facile coltivazione indoor che contribuisce a renderla la scelta ottimale sia per coltivatori amatoriali che per coloro che desiderano coltivarla per uso terapeutico rendendola un'ottima scelta per coltivatori amatoriali e che ne hanno bisogno per usi terapeutici. Difficile da coltivare a basse latitudini, un clima caldo al contrario favorirà il raccolto portando ogni pianta a produrre dai 65 agli 85 grammi di cime. Caratteristico il sapore di agrume e l’“high” rilassante.
Northern Light
Proprio la Northern Light è divenuta tra le varietà più note quando si parla di cannabis: la sua reputazione è data principalmente proprio dall’”high” vigoroso, intenso e potente che rende tale specie particolarmente apprezzata. Le piante possono raggiungere un’altezza di circa 1m indoor, fino a 2m outdoor. Fiorisce in 7-8 settimane e la resina che riveste le gemme tende a produrre effetti potenti al termine del periodo di crescita.
Skunk XL
Spesso impiegata nella creazione di specie ibride, la Skunk XL è considerata come “l’iniziatrice” di tutte le varietà di cannabis tra le più pregiate presenti sul mercato. È anch’essa un ibrido di dominanza sativa da varietà colombiane, messicane e afgane e compare tra le specie più semplici da coltivare. Fornisce un abbondante raccolto e presenta un tempo di fioritura piuttosto breve che tuttavia, per quanto riguarda la coltivazione indoor può originare dai 65 ai 75 grammi di cime per ogni pianta alta 1m. Il caratteristico sapore fruttato e la percezione di "high" immediato la rendono la più amata dai fumatori abituali.
Amnesia Haze
Ricavata dalle note varietà Haze olandesi si distingue per suo caratteristico "high" psichedelico, tratto distintivo di tutta la famiglia delle Haze. È preferibile coltivarla indoor e rappresenta una delle migliori piante di cannabis sotto l’aspetto della produttività. Sono infatti auspicabili raccolti da 70 fino a 80 grammi per ogni pianta alta 1m. Nonostante la fioritura richieda tempistiche non propriamente ridotte, l’attesa permette comunque di godere appieno del suo “high” così come del suo sapore inconfondibile.
Dove comprare semi di marijuana di qualità
Online così come presso i numerosi grow shop presenti sul territorio nazionale è possibile acquistare semi di cannabis liberamente, purché a “a scopo collezionistico”. Verificare l’affidabilità del rivenditore non è mai un’impresa semplice, specie quando si parla di vendita online, ove è pressoché impossibile accertare la reale qualità del prodotto toccandolo con mano.
Tuttavia in questo caso è possibile orientarsi più facilmente grazie alle recensioni poste dai clienti che hanno acquistato precedentemente e hanno espresso una personalissima opinione legata non solo al prodotto ma anche all’esperienza d’acquisto nel suo complesso.
Tuttavia, quando si sceglie di acquistare semi di cannabis è possibile in alternativa fruire delle cosiddette seed bank, o banche del seme: generalmente situate in Spagna, nei Paesi Bassi e in tutti gli stati dove tale servizio è legalmente contemplato, dispongono di una vastissima scelta di semi di canapa di qualità appartenenti ai ceppi più comuni, ricercati e apprezzati in termini di resa produttiva e gradevolezza alla combustione.