La resina di cannabis, spesso denominata anche "linfa", rappresenta il termine che descrive i tricomi, ovvero il “polline” che è comunemente presente sulle infiorescenze di marijuana e relative foglie che caratterizzando la pianta di canapa sativa, estratti attraverso molteplici metodologie. Sono proprio i tricomi a detenere la più elevata concentrazione di principi attivi THC o tetracannabidiolo e CBD o cannabidiolo, gli stessi che sono responsabili dell’efficacia terapeutica e psicoattiva per cui la cannabis è proverbialmente nota.
Se analizzata sotto l’aspetto prettamente evolutivo, la resina di cannabis rappresenta un vero e proprio meccanismo di difesa innescato dalla pianta e in grado di aiutarla a mantenersi in vita durante il relativo ciclo di fioritura: tale materia infatti, oltre a rappresentare la principale fonte di tutti i cannabinoidi e terpeni tipici della marijuana, aiuta a preservare la coltivazione dai possibili danni provocati dalle irradiazioni ultraviolette, se dosate in modo errato.
Gli stessi terpeni aromatici che accompagnano tale polline svolgono altresì il ruolo di un valido deterrente contro insetti, parassiti e infestazioni di vario genere che potrebbero compromettere seriamente la salute della pianta.
Gli assuntori abituali che consumano marijuana a scopo ricreativo riconoscono nella resina di cannabis un derivato prezioso proprio in virtù della massiccia presenza di cannabinoidi in essa contenuti. Ecco dunque una guida utile a illustrare come estrarre la resina di cannabis e come assumerla al fine di beneficiare al meglio degli innumerevoli effetti.
Cos’è la resina di cannabis e quali sono i suoi effetti
La resina di cannabis è un particolare estratto derivato dalle infiorescenze prodotte dalle piante di canapa sativa ancora in vita, quindi non essiccate, nello specifico dai tricomi, piccoli pistilli presenti sulle stesse che racchiudono la più elevata concentrazione di principi attivi o cannabinoidi.
In genere si presenta come una massa scura e particolarmente densa, quasi viscosa, mentre il metodo di estrazione impiegato per produrla è finalizzato a preservare cere e clorofille contenute nella pianta, mantenendo in questo modo inalterato il profilo organolettico della cannabis stessa.
Complice la particolare consistenza, la resina di cannabis viene dispensata preferibilmente con siringhe precaricate in sostituzione ai comuni contagocce presenti in genere nell’olio al CBD: la somministrazione di tale derivato risulta pertanto più complessa e sotto certi aspetti più laboriosa, necessitando di conseguenza di alcuni suggerimenti che illustreremo in seguito.
Gli effetti dati dall’assunzione della resina di cannabis sono molto simili a quelli più comuni che risultano dal fumo di una canna. L’elevata concentrazione di THC e CBD legale rende il derivato altamente potente soprattutto a livello psicotropo e psicoattivo, generando in primis una marcata sensazione di sballo ed euforia accompagnata da benessere e una maggiore energia e vitalità, il tutto controbilanciato dall’azione rilassante e distensiva tipica invece del CBD.
Tuttavia una sola regola è sempre valida: anche la resina di cannabis deve essere utilizzata con criterio e buon senso, senza cedere agli eccessi né al desiderio di provare sensazioni sempre più forti e amplificate. Meglio pertanto centellinare tale estratto, riservandolo solo ad “occasioni speciali”!
Come si assume la resina di cannabis
Quando si parla di resina di cannabis, sorgono innumerevoli dubbi circa le metodologie di somministrazione più adeguate. Molte di queste risultano somiglianti a quanto previsto per l’olio al CBD, prima tra tutte l’assunzione mediante la mucosa orale, la stessa che compare tra le più popolari. L’assunzione di resina di cannabis per via orale consente un notevole rendimento dei principi attivi unitamente a un effetto particolarmente rapido e immediato poiché nell’area sublinguale sono presenti capillari e piccole vene che consentono un accesso diretto al flusso sanguigno. In questo modo, i cannabinoidi bypassano sia l’apparato digerente che il fegato raggiungendo il sangue quasi istantaneamente, permettendo di beneficiare dei noti effetti.
L’assunzione prevede l’applicazione di poche gocce di resina sotto la lingua, l’equivalente di un chicco di riso, per poi applicare con la stessa una leggera pressione, senza deglutire la saliva per almeno una decina di minuti.
La resina di cannabis, esattamente come l’olio al CBD, si presta ad essere assunta anche attraverso caffè e bevande: tale metodologia prevede infatti che i principi attivi raggiungano il fegato e l’apparato digerente, successivamente metabolizzati in modo da penetrare nel flusso sanguigno.
Il rendimento dei cannabinoidi quali CBD e CBN, utilizzando tale somministrazione, risulta tuttavia piuttosto ridotto e gli effetti tendono a manifestarsi dopo un periodo d’attesa maggiore. Prevista in questo caso l’integrazione di una modica quantità di resina all’interno di caffè o bevande preferibilmente calde da assumere sempre con moderazione: i drink alla cannabis d'altronde sono sempre molto apprezzati!
Tale derivato della cannabis si presta anche all’applicazione topica, al fine di condurre a risoluzione problematiche quali dermatiti, acne, prurito, psoriasi o eruzioni cutanee. La pelle infatti dispone di un proprio sistema endocannabinoide ove i recettori si legano facilmente ai cannabinoidi applicati.
È possibile dunque creare un vero e proprio balsamo terapeutico dall’elevata concentrazione di resina di cannabis, integrandone semplicemente qualche goccia a una comune crema corpo utilizzata abitualmente, per poi applicare il preparato massaggiandolo sulle aree da trattare localmente.
A differenza dell’olio al CBD, la resina di cannabis, in virtù della consistenza piuttosto densa e viscosa che la caratterizza, non si presta ad essere vaporizzata mediante dispositivi specifici per il vaping come avviene invece per gli e-liquid al CBD.
Tuttavia, può essere facilmente integrata tra gli ingredienti di preparazioni culinarie particolarmente creative, gli edibles, sfruttando le innumerevoli ricette alla marijuana a disposizione o ancora, in alternativa, miscelata a una classica tisana alla marijuana per amplificarne gli effetti. Sebbene secondo queste modalità il rilascio di principi attivi risulti notevolmente più lento, è comunque possibile godere dei medesimi benefici dati dall’assunzione convenzionale di cannabis mediante il fumo o la stessa vaporizzazione.
Come si estrae la resina dalla cannabis
Molteplici sono i metodi estrattivi impiegati per ricavare la resina di cannabis di cui la più comune è la cosiddetta “rosin”, una resina in forma solida ottenuta mediante pressione e calore, generalmente utilizzando una pressa pneumatica di calore o, in alternativa, una comune piastra per capelli, se la quantità di cannabis da trattare appare modica, al fine di vaporizzare i componenti terpenici liquidi e volatili fino ad ottenere una sostanza compatta e semisolida.
La tecnica del rosin tech o rosin hash risulta relativamente veloce, semplice e accessibile: consente infatti a chiunque di estrarre resina di elevata qualità senza l’impiego di solventi chimici e in tempi piuttosto brevi.
Il prodotto che si ottiene dall’estrazione risulta piuttosto simile ad altri estratti, sebbene di fatto si riveli particolarmente concentrato. Applicare calore e un'elevata pressione alla materia vegetale permette di preservarne integre le caratteristiche organolettiche, restituendo un prodotto di pregio in grado di valorizzare tutte le potenzialità proprie dei cannabinoidi.
In alternativa, è possibile estrarre la resina di cannabis, che in questo caso assume la denominazione di BHO, mediante l’utilizzo di solventi chimici quali il gas N-Butano. Tale solvente non-polare permette un’estrazione pura e pulita poiché in questo caso non vengono in alcun modo estratte componenti della materia vegetale solubili in acqua, quali la clorofilla che, al contrario, tende a rendere il sapore della resina piuttosto amaro, riducendone la piacevolezza d’uso.
Tuttavia, il rendimento di questa metodologia di estrazione risulta piuttosto ridotto e varia in funzione della qualità della marijuana, dalle dimensioni delle infiorescenze e dal tempo e dalle condizioni di essiccazione e conservazione, restituendo solo il 5/18% del totale del peso della materia vegetale impiegata.
Le varietà di marijuana che dispongono di un’elevata concentrazione di THC compaiono tra le più indicate, fermo restando che tale metodo estrattivo risulta complesso e poco consono da effettuare tra le mura domestiche, proprio a causa della potenziale pericolosità del gas che necessita di ambienti e macchinari controllati e adatti a tale uso: il butano viene infatti veicolato all’interno di una tubazione in borosilicato rivestita interamente di materia vegetale, che permette alla resina di depositarsi nel vano posto all’estremità inferiore della stessa.
Perché merita provare la resina
La resina di cannabis contiene un’elevata concentrazione di cannabinoide CBD, ed è proprio per questo motivo che tale derivato della marijuana risulta indicato nel trattamento di innumerevoli disturbi, conferendo all’organismo innumerevoli vantaggi. È infatti in grado di ridurre lo stress e gli stati d’ansia, apportando un marcato effetto rilassante e calmante, eliminando dunque la necessità di ricorrere a psicofarmaci convenzionali e antidepressivi.
Aiuta a combattere l’insonnia e tutte le problematiche correlate al sonno, favorendo il riposo e il rilassamento dell’interno organismo. Offre inoltre il notevole vantaggio di mitigare le sintomatologie legate alle principali patologie autoimmuni quali l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla così come di ridurre gli effetti dati dalle malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, le allergie e la dermatite. Ѐ stato infatti ampiamente dimostrato come la resina di cannabis sia adatta a placare i processi autoimmuni a carico dell’organismo, aiutandolo a ritrovare l’equilibrio.
Aiuta poi a rinforzare il sistema immunitario prevenendo ad esempio i più comuni malanni stagionali e, essendo i cannabinoidi efficaci anti-infiammatori, allevia i sintomi della congestione nasale. Miscelata ai comuni cosmetici viso e corpo, la resina di cannabis offre notevoli vantaggi anche a livello topico, alleviando pruriti, eczema, acne, e rossori, comportando inoltre un’azione antibatterica e antisettica.
Sono molti dunque i vantaggi dati dall’utilizzo della resina di cannabis che, se privata del principio attivo THC, come avviene per la cannabis terapeutica, trova da sempre ampio riscontro in ambito terapeutico e medicale esattamente come avviene per la materia vegetale comune o erba. Utilizzare la resina di cannabis può dunque significare condurre in via di risoluzione fastidi e problematiche di lieve e modesta entità, senza tuttavia dover ricorrere a terapie farmacologiche convenzionali.
La vostra esperienza con resina od olio di cannabis
A questo punto ci teniamo a raccogliere le vostre testimonianze circa l’utilizzo di resina di cannabis e olio di cannabis al CBD.
Avete fatto o fate uso di tali derivati della marijuana? Quali sono i principali benefici riscontrati? Come definireste la vostra esperienza d’uso? I vostri feedback sono preziosi… a voi la parola dunque!