L’intero iter legato alla coltivazione di cannabis, contrariamente a quanto si è portati a pensare, non si conclude banalmente al momento della raccolta delle infiorescenze: la marijuana fresca necessita infatti di essere opportunamente conciata, essiccata e trattata, al fine di evitare la formazione di muffe, che inevitabilmente pregiudicherebbero l’integrità del prodotto finale.
L’essiccamento della cannabis permette infatti di convertire il THC dalla forma acida cruda e priva di effetti psicoattivi alla forma neutra e psicoattiva, tanto ricercata dagli assuntori abituali. Diversamente l’erba, per quanto buona, non sarà mai potente come auspicato.
Tale processo consente al contempo di ottenere una cannabis notevolmente più saporita e gustosa, distinta da effetti intensi e da sensazioni marcate e sicuramente degne di nota. Per questo è fondamentale dedicare particolare cura alla raccolta e a tutti gli step successivi, che contribuiscono, seppur in maniera indiretta, a rendere ancora più appagante e corroborante l'esperienza di assunzione.
L'essiccazione, così come la concia della marijuana possono risultare operazioni spesso piuttosto ostiche, specie da parte del coltivatore alle prime armi che si accinge ad affrontare tale “percorso”: la fretta o il desiderio di assaporare quanto prodotto portano a commettere facilmente non pochi errori. A tal proposito abbiamo redatto una guida completa relativa all'essiccamento della cannabis, affinché ogni possibile dubbio venga dissipato, riducendo il rischio di compromettere la qualità dell’erba.
Come raccogliere ed essiccare la cannabis
Sapere quando è il momento giusto per raccogliere la cannabis, così come essere in grado di essiccarla in modo adeguato e corretto è a dir poco fondamentale se si desidera ottenere un prodotto finale di elevata qualità. Tuttavia, prima di procedere con la raccolta della cannabis, è necessario verificare se occorre procedere con un lavaggio, questo poiché se le piante non hanno correttamente smaltito tutti i nutrienti forniti durante la fase di sviluppo e di crescita, le infiorescenze assumeranno inevitabilmente un sapore acre e piuttosto sgradevole.
Al fine di evitare tale spiacevole inconveniente, è opportuno effettuare il “lavaggio” almeno una decina di giorni prima della raccolta, avendo cura di annaffiare la coltivazione con abbondante acqua, avvalendosi, qualora necessario, di prodotti specifici adibiti a tale scopo. In linea generale, è consigliato somministrare alle piante un quantitativo d’acqua pari a 3 volte i litri di terra presenti in ogni vaso.
Terminato il processo di lavaggio, alcune foglie potrebbero progressivamente ingiallire: tale dettaglio non rappresenta alcun “campanello d’allarme” bensì la normalità. Non c’è dunque alcunché di cui preoccuparsi ma semplicemente restare in attesa del momento giusto per procedere alla raccolta della cannabis, senza somministrare alla coltivazione di cannabis alcun tipo di fertilizzante aggiuntivo.
Quando si tratta di raccogliere la cannabis, è fondamentale il tempismo: sebbene in linea teorica è possibile tenere conto del numero di settimane necessarie alla pianta per giungere a maturazione, occorre considerare che innumerevoli fattori esterni potrebbero influenzarne inevitabilmente la crescita.
Importante pertanto saper riconoscere visivamente quando la pianta di cannabis è pronta per essere sottoposta alla raccolta delle infiorescenze, in modo tale da fruire in toto dei terpeni in esse presenti e, ovviamente dei piacevoli effetti dei cannabinoidi quali THC e CBD.
Due sono le principali tecniche mediante le quali è possibile comprendere quando è il momento giusto per raccogliere la cannabis. Eccole nel dettaglio:
- Tecnica dei pistilli: se i pistilli presenti sulle infiorescenze appaiono ancora bianchi e non presentano sfumature ambrate, la raccolta è ancora prematura. Se, al contrario, gli stessi pistilli hanno assunto un colore eccessivamente brunito, potrebbe essere tardi per procedere alla raccolta. In questo caso, parte dei cannabinoidi, quali il THC, potrebbero risultare degradati, perdendo i relativi benefici effetti. Necessario dunque effettuare la raccolta della marijuana quando circa 3/4 dei pistilli appaiono di un color ambra non eccessivamente marcato.
- Tecnica dei tricomi: sebbene la tecnica dei pistilli sia piuttosto precisa, potrebbe capitare che gli stessi finiscano per mutare il proprio colore a causa di fattori esterni, impedendo al coltivatore di stabilire con certezza il livello di maturazione raggiunto dalle infiorescenze. La tecnica dei tricomi è di fatto piuttosto affidabile, limitando al minimo il rischio di eventuali errori. I tricomi sono cristalli di resina, responsabili degli effetti psicotropi e psicoattivi della marijuana. Attrezzandosi con un piccolo microscopio è possibile verificarne la trasparenza, stabilendo il livello di maturazione: se eccessivamente trasparenti o se appaiono lattiginosi solo parzialmente, non è ancora sopraggiunto il momento di procedere alla raccolta. Il momento più favorevole risulta quando circa il 70% dei tricomi presenti sull’infiorescenza appare di colore bianco lattiginoso.
Una volta appurato il momento opportuno per procedere alla raccolta, sarà possibile procedere rimuovendo solo le infiorescenze principali, mantenendo quelle più piccole sulla pianta, questo per massimizzare il raccolto. In alternativa, molti coltivatori di cannabis prediligono il taglio dell’intera pianta: tutto appare molto soggettivo e la scelta varia generalmente in funzione dell’esperienza.
Tuttavia, è sempre buona regola iniziare il processo di raccolta rimuovendo dapprima le foglie più grandi, per poi recidere quelle più piccole.
Entra in gioco a questo punto anche la delicata operazione di “trimming”, quella che può essere definita una vera e propria “manicure” praticata sulle infiorescenze, in modo da migliorarne ulteriormente la qualità una volta essiccate.
Due sono le metodologie impiegate per il trimming, che seguono vere e proprie “correnti di pensiero", spesso diametralmente contrastanti:
- Trimming a secco: in questo caso vengono recisi i rami della pianta, che verranno successivamente appesi all’interno dell’ambiente predisposto all'essiccazione. Una volta asciugati, le infiorescenze dovranno essere sottoposte a un accurato processo di pulizia che consiste nella rimozione di piccole foglie superficiali e inutili. Tale metodo dà vita a un’erba di qualità superiore, più matura e caratterizzata da aromi, profumi ed effetti significativamente migliorati, sebbene richieda tempistiche maggiormente estese e un’attenzione particolare alle condizioni climatiche e ambientali, onde evitare la comparsa di muffe.
- Trimming a fresco: tale tecnica prevede la raccolta delle infiorescenze e la successiva pulitura prima di procedere all'essiccazione delle stesse. In questo modo è possibile accelerare il processo di essiccazione, sebbene il rischio sia quello di forzare eccessivamente l’asciugatura, restituendo erba di qualità tutto sommato inferiore.
Terminato il processo di trimming, le infiorescenze o i rami di cannabis andranno appesi al buio e a testa in giù, preferibilmente in un luogo fresco e asciutto e ben ventilato, a una temperatura di circa 20°C, con un livello di umidità del 50% circa. Viene da sé che maggiore sarà la quantità di foglie rimosse, più veloce risulterà il processo di essiccatura della cannabis. Possono risultare necessari dai 3 ai 10 giorni affinché le infiorescenze appaiano asciutte e perfettamente essiccate: tutto varia in funzione della temperatura e dell’umidità, che devono essere controllate, garantendo un’ essiccatura lenta e preferibilmente mai forzata, per non pregiudicare la qualità dell’erba.
Come conciare correttamente la cannabis
L’essiccatura della cannabis comporta una progressiva perdita di liquidi all’esterno delle infiorescenze, mantenendo al loro interno una certa umidità: proprio per questo dopo circa 10 giorni dall’inizio dell’essiccazione è necessario provvedere alla cosiddetta concia, passaggio fondamentale che permette alle cime di disidratarsi più lentamente, mantenendo al contempo un notevole livello qualitativo.
Durante la concia, le infiorescenze devono essere custodite all’interno di barattoli, contenitori o qualsivoglia ambiente entro il quale possano essere aperte e richiuse all’occorrenza, per agevolarne la ventilazione. Tuttavia, vi sono materiali che si rivelano più idonei di altri, come il vetro, ritenuto senza alcun dubbio il più indicato a dispetto della plastica.
La soluzione consigliata per effettuare al meglio la concia delle infiorescenze è pertanto rappresentata dai barattoli in vetro, meglio se di dimensioni medie e a bocca larga, per consentire alle infiorescenze di non essere stipate all’interno o al contrario troppo aerate, condizioni che possono favorire entrambe l’insorgenza di muffe.
Introdotte all’interno le infiorescenze, sarà poi necessario aprire i barattoli almeno un’ora al giorno durante la prima settimana di concia, per permettere la corretta fuoriuscita dell'umidità dagli stessi. In quel momento, le cime vedranno la propria superficie asciutta al tatto ma, trascorsa qualche ora, l’umidità interna tenderà a spostarsi esternamente.
Durante i primi giorni, è opportuno sapere che le infiorescenze di canapa sativa conservate all’interno del barattolo in vetro tenderanno ad aderire le une alle altre, anche se shakerate con energia: questo indica che sono ancora umide e necessitano di essere separate manualmente per evitare che si formino muffe. Il processo di concia farà il suo corso in modo corretto nel momento stesso in cui le cime inizieranno a muoversi senza attaccarsi: qualora siano secche o troppo fragili, la concia richiederà logicamente più tempo.
Resta tuttavia fondamentale mantenere circa il 62% di umidità all’interno dei barattoli: in tal modo dopo circa 2 o 4 settimane, le infiorescenze dovrebbero risultare pronte per essere consumate. Per verificarne lo stato è possibile testare una piccola cima fumandola e valutandone eventuali differenze anche durante i giorni successivi alla prima prova.
Dove essiccare la cannabis: di quale spazio c’è bisogno
In genere non esiste un solo spazio ideale dove praticare l'essiccamento della cannabis, questo poiché in linea generale è adatto a tale pratica ogni tipologia di ambiente chiuso, purché buio e arieggiato in modo adeguato. Le infiorescenze hanno infatti la necessità di perdere il 75% di acqua in esse presenti: per farlo, l’ambiente perfetto deve disporre di un tasso di umidità orientativamente del 40-50% e una temperatura compresa tra i 18°e i 25° C. Lo spazio deve risultare più buio possibile proprio per evitare che l’esposizione alla luce finisca per degradare le molecole di THC una volta raccolte le infiorescenze.
Altrettanto fondamentale l’areazione, che consente un’essiccazione della cannabis più rapida, evitando che si formino muffe. Al fine di garantire una ventilazione efficiente, può essere utile dotarsi di un sistema di aspiratori e ventole, ponendo ogni dispositivo a debita distanza dalle infiorescenze, questo affinché le correnti d’aria non finiscano per colpirle in modo diretto.
Per quanto invece concerne il controllo dell'umidità, per ridurla è sufficiente mitigare il ricircolo d'aria, volendo con un deumidificatore, mentre per aumentarla sarà sufficiente sfruttare un umidificatore o semplicemente una bacinella d'acqua posta in evaporazione a terra.
Come essiccare la canapa light: quali sono i metodi più usati
Anche la canapa light segue orientativamente il medesimo iter previsto per la marijuana convenzionale quando si parla di essiccazione: una volta recise le infiorescenze di erba buona o i rami, mediante tecnica di trimming a secco o a fresco, sarà necessario porle in uno spazio che presenti una buona areazione e un livello ridotto di umidità, fino al momento della concia. Nel caso di varietà di cannabis depotenziate ma ricche di CBD, le infiorescenze possono essere ad esempio appese, fissando una serie di fili che raggiungano entrambe le pareti della stanza scelta, appendendo i rami esattamente come avviene per il bucato steso al sole.
Qualora si desideri il totale controllo delle infiorescenze, utilizzare un igrometro è senza dubbio una buona idea: grazie a tale dispositivo è possibile monitorare accuratamente il grado di umidità che, durante i primi tre giorni di essiccazione, dovrebbe attestarsi intorno al 55% con una temperatura che non deve tuttavia superare i 18°C.
Con l’avanzare dei giorni, sarà necessario incrementare la temperatura, riducendo l’umidità: nei successivi tre giorni infatti, la temperatura dovrebbe scendere intorno ai 21°C e l’umidità fino al 50%. Dal settimo al decimo giorno, la temperatura ideale dovrebbe subire ulteriori variazioni, raggiungendo 23°C con umidità pari al 45%. Trascorsi dieci giorni di essiccazione è possibile provare a spezzare un ramo di cannabis light: qualora si spezzi con facilità, il processo di essiccazione potrà dirsi concluso, diversamente sarà necessario attendere ancora.
A questo punto, qualora si sia scelto di ricorrere al trimming a secco, sarà necessario pulire le infiorescenze dagli scarti per poi procedere alla concia.
Essiccare rapidamente la cannabis senza fare danni
Forzare il processo di essiccamento della cannabis generalmente non rappresenta una buona idea, questo poiché un calo eccessivamente repentino dei livelli di umidità dell’infiorescenza potrebbe irrimediabilmente pregiudicarne l’aroma, la qualità e la quantità di cannabinoidi in essa normalmente presenti.
Sebbene tale pratica sia di fatto sconsigliata, è possibile essiccare la cannabis più rapidamente riponendo una o due manciate di infiorescenze fresche all’interno di un sacchetto di carta per conservare il pane: in teoria nell’arco di 2 o 3 giorni il processo di essiccazione dovrebbe risultare già piuttosto avanzato, successivamente completato in 5 o 6 giorni.
I più frettolosi potranno scegliere di velocizzare ulteriormente l'essiccazione, ponendo le infiorescenze, depositate su un tovagliolo in carta, a contatto con le ventole di raffreddamento di un comune laptop, che di norma rilascia aria relativamente calda. In questo caso, le cime andranno rivoltate ogni 10 minuti fino a risultare completamente secche, col risultato che sarà inevitabile una significativa perdita di gusto e aroma, restituita durante l’assunzione da un sapore spiacevolmente acre.
Ulteriore pratica che è possibile adottare, sebbene anche in questo caso risulti sconsigliata, consiste nel porre i sacchetti di carta contenenti le infiorescenze all’interno del locale caldaia di casa, proverbialmente caldo e umido: grazie a questa forzatura le cime piccole possono essiccare nel giro di 3 o 4 giorni, quelle grandi in 6 o 7 giorni. Sebbene la qualità del prodotto finale risulti comunque ridotta, sfruttare il calore emanato dalla caldaia o dallo scaldabagno ha pur sempre un impatto meno incisivo sulla componente aromatica della marijuana.
Essiccazione dei fiori di canapa
L'essiccazione dei fiori di canapa richiede cura e attenzioni oltre ovviamente tutto il tempo necessario a completare il processo, garantendo la totale integrità dei principi attivi in essi contenuti. Alcuni coltivatori prediligono l’essicazione delle infiorescenze di cannabis all’interno delle growbox, questo poiché tali “accessori” presentano spazi già predisposti per l'aerazione, offrendo un controllo ottimale del buio così come dell’umidità.
Molti altri, decisamente più ingegnosi, sfruttano armadi, scatole per riporre gli indumenti e addirittura intere stanze adibiti a essiccatori, specie se la coltivazione di cannabis è su larga scala. All'interno del sistema di aerazione vengono in questo caso posti alcuni filtri ai carboni attivi, i quali riescono a neutralizzare efficacemente il pungente odore emanato dalle infiorescenze, che tende a intensificarsi proprio durante l'essiccazione.
I rami possono essere appesi sia con i fiori a testa in giù che all’interno di un essiccatoio a fisarmonica, meglio conosciuto come griglia di essiccazione: nel primo caso, la scelta è più indicata per cime da coltivazioni outdoor canapa, perché, essendo più grandi, necessitano di tempi di essiccazione più estesi. La seconda opzione è invece adatta per coltivazioni di cannabis indoor, poiché le infiorescenze tendono ad assumere dimensioni molto più contenute, rendendo l'essiccazione sicuramente più rapida.
E, se di fatto appendere i rami implica il semplice rispetto di parametri quali la temperatura, il buio e il livello di umidità, qualora le infiorescenze vengano poste su una griglia, sarà inevitabilmente necessario girarle con una certa frequenza affinché non si appiattiscano o si secchino in maniera poco uniforme, né si formino muffe.
Il risultato sarà comunque più che apprezzabile a prescindere da quanto scelto per l'essiccazione, purché il livello di attenzione e scrupolo sia sempre alto!
Gli errori più comuni quando si essiccano le piante di marijuana
Quando si intraprende il delicato processo di essiccamento della cannabis, gli errori sono sempre frequenti, generalmente dati dall’inesperienza così come dalla fretta: al di là delle problematiche più comuni date da un ambiente sfavorevole per l'essiccazione, ove temperatura, umidità e buio non vengono controllati e monitorati attentamente, tra gli errori più frequenti emerge sicuramente il non prestare attenzione ai tricomi, prima di procedere alla raccolta: essi rappresentano infatti un particolare indicatore circa l’effettiva maturazione delle infiorescenze. Sottovalutarlo pregiudica in maniera significativa la qualità dell’erba, rendendo il prodotto finale spesso poco gradevole rispetto a quanto auspicato.
Allo stesso modo anche raccogliere la cannabis quando il substrato è ancora umido rende l'essiccazione più complessa e sicuramente più lenta, questo poiché le infiorescenze presentano un livello di umidità più elevato rispetto alle cime raccolte a terreno completamente asciutto.
Anche maneggiare le infiorescenze in maniera eccessiva rappresenta un errore: i tricomi, responsabili del caratteristico gusto e degli effetti della marijuana, sono di per sé piuttosto fragili, e toccare troppo le infiorescenze ne comprometterebbe l’integrità, finendo per dare vita al cosiddetto charas. Meglio limitare il contatto il più possibile per ottenere sul finale un’erba buona, aromatica e “stupefacente”.
Durante la fase di trimming è opportuno poi verificare che le infiorescenze non presentino parti infette o colpite da muffe: una disattenzione di questo genere pregiudicherebbe l’intero raccolto, che finirebbe per deteriorarsi prima ancora di procedere alla concia e alla conservazione del prodotto finale.
Occorre poi ricordarsi, in ultimo, che quando si tratta di essiccare la marijuana non bisogna lasciarsi trasportare dal desiderio di testare in tutta velocità quanto prodotto: esattamente come avviene per il buon vino, anche la marijuana richiede tempi e condizioni ben definite che restituiscono una notevole qualità, la stessa che siamo certi, compenserà l’attesa.
I consigli degli esperti
Abbiamo visto come l'essiccamento della cannabis richieda precisione, dedizione e attenzione al fine di beneficiare di tutti i piacevoli effetti psicotropi e psicoattivi che solo l’erba buona è in grado di restituire.
Gli esperti consigliano pertanto di seguire con scrupolo l’intero iter previsto, verificando in primis l’effettiva maturazione delle infiorescenze, per poi procedere alla raccolta, avendo ovviamente cura di rifinirle a secco o a fresco a preferenza, ma sempre con particolare cura e precisione. Occhio particolarmente attento sull’essiccazione vera e propria, che non deve essere sottoposta a forzatura ma condotta in un ambiente perfettamente controllato, seguendo sempre le temperature e il livello di umidità suggeriti e idonei.
Occorre successivamente investire la medesima cura nella concia e nella successiva conservazione, entrambi fasi cruciali per garantirsi una marijuana potente, saporita e di ottima qualità, destinata a durare nel tempo.
Fattore determinante resta comunque la calma e la pazienza: solo un processo di essicazione lento e curato nei minimi dettagli restituirà soddisfazioni tali da compensare ogni singolo sforzo.