È risaputo che il THC e il CBD sono i composti e i principi attivi più comunemente discussi della cannabis. Tuttavia, la composizione della canapa sativa è determinata dagli oltre 80 cannabinoidi, uno dei quali è il CBN o cannabinolo, che sta diventando sempre più popolare grazie ai numerosi studi che ne indagano le potenziali applicazioni ed effetti in ambito medico-scientifico.
La sua concentrazione all’interno delle infiorescenze di cannabis non supera l’1% e proprio il CBN tende a rappresentare una sorta di effetto collaterale dato da una eccessiva “stagionatura” o essiccazione dell’erba: è infatti la diretta conseguenza della degradazione del THC a causa della diretta esposizione a fonti di calore o all’ossigeno che ne favoriscono i processi ossidativi, pregiudicando inevitabilmente la qualità della materia vegetale.
Cos’è il Cannabinolo?
La cannabis comprende oltre 80 cannabinoidi differenti, ognuno dei quali svolge il proprio ruolo nel determinare i benefici tipici associati alla pianta d’erba. THC o tetracannabidiolo e CBD o cannabidiolo sono senza dubbio i più rinomati e noti: il primo rappresenta il composto attivo per eccellenza presente nella ganja idroponica, il quale determina i caratteristici effetti psicotropi e psicoattivi dell’erba, mentre il secondo è il diretto responsabile delle principali azioni terapeutiche applicate prevalentemente in ambito medico.
Tuttavia, THC e CBD non sono i soli: da anni ormai anche il CBN o cannabinolo è oggetto di ricerca e studi scientifici in virtù dei caratteristici effetti sedativi. È stato infatti il primo cannabinoide ad essere isolato anticipando addirittura il THC: la scoperta della relativa struttura chimica, composta da 21 atomi di carbonio, 26 di idrogeno e 2 di ossigeno, risale infatti agli anni ’40 per opera del Dr. Roger Adams, anche se tuttavia l’isolamento di tale molecola avvenne solo nel 1963 quando Raphael Mechoulam iniziò a comprovarne i benefici terapeutici mediante test di laboratorio controllati.
Ritenuto inizialmente responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis, il CBN è stato posto in secondo piano solo a seguito della scoperta del THC: diviene nuovamente oggetto di studio con l’avvento della legalizzazione a livello globale e della marijuana legale in Italia.
Sebbene strettamente correlato al THC puro, non dispone di effetti psicoattivi: il CBN a differenza di altri cannabinoidi non proviene direttamente dalla pianta ma è il frutto di un vero e proprio processo di ossidazione a carico del tetracannabidiolo, lo stesso che avviene per mezzo dell’essiccazione e della conservazione della cannabis protratta per un periodo di tempo prolungato. Comprovati sono invece gli spiccati effetti calmanti e rilassanti che contribuiscono a renderlo quantomeno simile al CBD, specie se assunto in combinazione col THC.
Sebbene agisca come un agonista debole dei recettori CB1 presenti nel cervello, presenta una maggiore affinità con i recettori CB2 presenti invece nelle cellule immunitarie: in virtù della sua discreta selettività proprio come agonista nel recettore CB2, viene pertanto impiegato prevalentemente come immunosoppressore. Questo fa sì che il cannabinolo, pur non disponendo della capacità di legarsi ai recettori dei cannabinoidi, disponga di un potente effetto prevalentemente sedativo: numerosi studi hanno infatti dimostrato come 5mg di CBN risultino efficaci esattamente come 10mg di Diazepam o prodotti farmaceutici alternativi accomunati da proprietà sedative similari.
Principali effetti del Cannabinolo
Pur disponendo appunto di proprietà sedative, il CBN non è psicoattivo, rappresentando proprio per questo motivo, un oggetto particolarmente interessante se valutato sotto l’aspetto terapeutico: tuttavia il contenuto di CBN comunemente presente nella cannabis appare decisamente basso, superando raramente una concentrazione pari all’1% per ogni infiorescenza essiccata.
Tale fattore tuttavia non pregiudica la risposta a carico dell’organismo, in seguito all’assunzione del principio attivo: sono molteplici infatti gli studi che nel corso degli ultimi anni, hanno dimostrato come il cannabinolo stimolerebbe la crescita del tessuto osseo, reclutando seppur in maniera indiretta, un numero tutt’altro che esiguo di cellule staminali mesenchimali direttamente dal midollo osseo circostante, rappresentando una caratteristica che in futuro potrebbe rendere il principio attivo estremamente efficace nel trattamento e nella rigenerazione di fratture ossee.
Studi e le ricerche scientifiche hanno evidenziato come il cannabinolo sia responsabile di una spiccata azione rilassante in grado di migliorare notevolmente la qualità del sonno. Combinato inoltre con i diversi terpeni, il CBN presenta inoltre proprietà analgesiche, anticonvulsive e ansiolitiche e, sebbene l’interesse medico a carico del cannabinolo sia da sempre risultato limitato rispetto ai più noti cannabinoidi THC e CBD, ad oggi la ricerca sostiene che potrebbe rappresentare tra le altre cose, anche un potente agente antibatterico contro ceppi di batteri particolarmente persistenti quali i MRSA, tipicamente resistenti agli antibiotici tradizionali.
Il CBN può altresì rappresentare un potente neuroprotettore. Attraverso uno studio attuato sui roditori, i ricercatori hanno impiegato il CBN quale trattamento contro la SLA verificando come fosse in grado di ritardare l'insorgenza di tale patologia. Sebbene debbano ancora essere condotti studi sull’organismo umano, tale fattore potrebbe rivelare l’efficacia del cannabinolo nel trattamento di patologie degenerative.
Ulteriori ricerche praticate allo stesso modo su cavie da laboratorio, hanno rivelato come il CBN abbia progressivamente incrementato la quantità di cibo assunta dai roditori facendone ipotizzare pertanto l’efficacia anche nella stimolazione dell’appetito.
Poiché spesso i pazienti affetti da disturbi alimentari, temono l’assunzione del THC, responsabile della cosiddetta fame chimica, proprio a causa dei caratteristici effetti euforizzante, il CBN potrebbe potenzialmente offrire una valida alternativa nel trattamento della perdita di appetito dovuta ad HIV, AIDS, anoressia, bulimia o semplice inappetenza.
Il CBN potrebbe rivelarsi utile anche nel trattamento del glaucoma. Uno studio condotto sui conigli ha a dimostrato come il cannabinolo, esattamente come il THC, sia in grado di ridurre la pressione intraoculare, principale fattore di rischio legato a tale patologia: tale ricerca è tuttavia ancora in fase embrionale e fino a questo momento non ha ancora rivelato concretamente la maggiore efficacia del principio attivo se comparato ai comuni farmaci convenzionali impiegati per trattare il glaucoma.
Solo ulteriori ricerche saranno pertanto in grado di dimostrare se i cannabinoidi siano davvero in grado di supplire efficacemente ogni genere di trattamento contemplato dalla medicina tradizionale. In ultimo, ma non certo in ordine di importanza, il CBN potrebbe rivelarsi risolutivo nel trattamento di patologie a carico del sistema osteoarticolare quali l’artrite reumatoide grazie alla tipica azione anti-infiammatoria.
Nonostante sia ancora tutto da dimostrare, è plausibile sostenere come le molteplici potenzialità del cannabinolo, possano in futuro fare da supporto nel trattamento di svariate patologie più o meno invalidanti, coadiuvando efficacemente l’ormai nota azione del CBD.
Differenze tra Cbn, Cbd e Thc
I cannabinoidi presentano differenti proprietà chimiche e altrettanto diversi effetti, suscettibili in funzione del dosaggio, alla predisposizione del soggetto così come alle modalità di assunzione della cannabis. Comunemente presenti nelle piante di cannabis sativa, assumendo cannabis terapeutica è pertanto possibile genericamente assumere una vasta gamma di principi attivi tra cui compaiono THC, CBD e CBN. Tuttavia ogni principio attivo può essere estratto ed isolato, così come prodotto in forma sintetica in modo tale da sfruttarne le proprietà individuali, senza esporre l’organismo a tale gamma nella sua totalità, fattore che di norma può generare un certo scetticismo negli assuntori occasionali di erba, complici le temute manifestazioni di sballo tipiche della sostanza. Ogni cannabinoide dispone di caratteristiche ben distinte: il principale è senza dubbio il THC o tetracannabidiolo, sostanza psicoattiva in grado di influenzare in maniera significativa le funzioni cerebrali e lo stato mentale, alterando seppur temporaneamente l’umore, la percezione e il comportamento. I molteplici ceppi di cannabis a disposizione presentando concentrazioni di THC differenti che a loro volta producono effetti psicoattivi di differente entità. Lo stesso principio attivo è comunque generalmente impiegato nel trattamento di condizioni quali nausea, scarso appetito, glaucoma manifestazioni dolorose.
A differenza del THC, il CBD o cannabidiolo non presenta effetti psicoattivi e non altera in alcun modo lo stato mentale così come il comportamento e la percezione: esso provoca infatti un’azione calmante e rilassante, motivo per cui viene ad oggi ampiamente utilizzato per trattare stati d’ansia, depressione, panico e insonnia, oltre ovviamente a rappresentare una terapia del dolore efficace e sempre più diffusa.
Il CBD o cannabinolo invece genera ad oggi ancora numerosi dubbi circa i possibili effetti psicoattivi: alcune ricerche menzionano come assente tale azione, altre la definiscono lieve e sebbene sembri disporre di effetti sedativi potenzialmente potenti, siamo ancora ben lontani da definirne in concreto quelle che potrebbero esserne le reali potenzialità.
Il Cannabinolo è psicoattivo?
Il cannabidiolo o CBN è considerato psicoattivo? Incerta la risposta poiché tutte le ricerche condotte sul principio attivo fino a questo momento, hanno preso come riferimento topi o cavie da laboratorio, non determinando dunque un riscontro per quanto concerne l’organismo umano. Sarebbe pertanto solo leggermente inebriante nella proporzione di ¼ rispetto al THC in termini di potenza, cannabinoide dal quale deriva grazie alla relativa degradazione promossa dall’esposizione delle cime di marijuana essiccante all’ossigeno e a fonti di calore in maniera protratta.